Pillole di Sociale/Cosa è il “secondo welfare” e quali sono le prospettive di un nuovo percorso
Il Secondo Welfare, meglio conosciuto in Europa come welfare mix, o welfare community è il movimento di iniziative associative, filantropiche e di sperimentazioni, che ha svolto un ruolo importante nell’attutire le conseguenze della crisi e che è destinato ad affiancarsi al primo welfare grazie al contributo degli attori della società civile.
Come in molti altri Paesi europei, anche in Italia il welfare state si trova oggi soggetto a due grandi pressioni che condizionano l’efficacia delle sue azioni. La prima proviene dai vincoli di bilancio che impongono misure di contenimento dei costi che molto spesso vanno a colpire il fronte degli interventi sociali. La seconda è invece connessa alle rapide trasformazioni della struttura dei bisogni, in particolare alla non autosufficienza, alla precarietà lavorativa, al mancato sviluppo del capitale umano, all’esclusione sociale e alla difficoltà di conciliazione fra responsabilità lavorative e familiari, cui il welfare pubblico pare oggi incapace di fornire risposte adeguate.
Lo sviluppo del secondo welfare.
In questo panorama una strategia promettente appare essere quella del secondo welfare: un mix di protezioni e investimenti sociali a finanziamento non pubblico, fornite da una vasta gamma di attori economici e sociali che partecipino a reti che hanno le caratteristiche di una forte aderenza e conoscenza territoriale, ma aperte al confronto e alle collaborazioni anche su-perando i confini regionali che vanno progressivamente affiancandosi al primo welfare di na-tura pubblica.
Per meglio capire quali siano i tratti salienti del secondo welfare è anzitutto utile comprendere quali siano le differenze rispetto al primo welfare, in cui figurano i regimi di base previsti dalla legge e i regimi di protezione sociale che coprono i rischi fondamentali dell’esistenza, ovvero quelli connessi alla salute, alla vecchiaia, agli infortuni sul lavoro, alla disoccupazione, al pensionamento e alla disabilità.
Nell’ambito del primo welfare rientrano quindi le prestazioni e i servizi considerati “essenziali” per una sopravvivenza decorosa e per un’adeguata integrazione nella comunità, nonché per garantire il godimento dei diritti fondamentali di cittadinanza.
Nella sfera del secondo welfare, si aggiunge a quanto sopra quell’idea di protezione sociale che il settore pubblico non è oggi in grado di garantire. In quest’ottica primo e secondo welfare non devono essere visti come due elementi separati e compartimentati ma un unicum con intersezioni che si applicano nelle politiche e nelle aree di bisogno con una forte integrazione.
Quando si parla di secondo welfare si parla quindi di risorse aggiuntive per rispondere a bisogni e aspettative crescenti in un contesto complesso come quello attuale, che lascia indietro molti per il benessere di alcuni.
Quello che il secondo welfare si pone come base sono logiche di sviluppo spontaneo, nate da iniziative associative, sperimentazioni e contaminazioni di mercato, l’intervento dei cosiddetti corpi intermedi e la loro efficacia sui territori.
Da qui nasce la necessità di riconsiderare un welfare unico, senza che si configuri una suddivisione tra le due entità (primo e secondo) ma che l’uno compenetri l’altro, stabilendo una vi-sione contemporanea più aderente per necessità e volontà più aderente al mondo reale